Indicatori di sostenibilità: quali sono e perché servono
La sostenibilità sempre più al centro del business. Il 59% delle imprese italiane ha istituito al proprio interno un comitato ESG, mentre un ulteriore 45% ha stabilito un obiettivo di riduzione nelle emissioni di CO2: i risultati della ricerca congiunta di Dynamo Accademy e SDA Bocconi Sustainability LAB evidenziano chiaramente quanto fare sostenibilità in modo tangibile sia ormai parte dell’agenda dei CEO.
In questa prospettiva è essenziale misurare i risultati raggiunti, così da correggere rapidamente eventuali errori di strategia ed elaborare al meglio i progetti futuri: ogni azienda che oggi desidera adottare pratiche volte alla sostenibilità dei processi produttivi e all’economia circolare, può valutare le sue performance affidandosi agli indicatori di sostenibilità, ovvero dei parametri oggettivi che sono in grado di restituire, internamente ed esternamente, una fotografia dell’approccio sostenibile dell’azienda e guidare così l’analisi e i processi decisionali.
Indicatori di sostenibilità: quali categorie
Dato il grande numero di KPI presenti, è emersa nel tempo l’esigenza di categorizzare adeguatamente gli indicatori di sostenibilità, i quali ricadono in prima battuta in tre grandi cluster – come indicato nell’acronimo ESG (Environmental, Social, Governance).
- Indicatori di sostenibilità ambientale. Valutano il successo delle iniziative che mirano ad eliminare l’impatto delle attività di business sull’ecosistema: tra i KPI si annoverano la misura della quantità di acqua consumata, l’impronta di carbonio, le emissioni di anidride carbonica registrate per produrre un certo bene.
- Indicatori di sostenibilità sociale. Misurano le modalità con cui l’impresa si interfaccia con la società e/o la comunità in cui opera, analizzandone l’impatto su diversi gruppi di individui come dipendenti, fornitori e stakeholder. Questo set di indicatori si concentra su temi come la parità di genere, la diversità e l’inclusione in azienda, così come la qualità e la salubrità dell’ambiente di lavoro.
- Indicatori di sostenibilità di governance. Analizzano etica, correttezza e trasparenza del governo societario a più livelli, prestando attenzione anche alla compliance normativa.
Negli ultimi anni, si è assistito a ulteriori tentativi di sistematizzazione degli indicatori di sostenibilità: un rapporto di SDA Bocconi per Greentyire ha raggruppato i KPI di carattere ambientale in tre macrocategorie.
- Indicatori di Performance Operativa (OPI), che si focalizzano sia sugli input di produzione (materiali, energia e acqua) che su impianti, attrezzature, logistica e output (prodotti e servizi, rifiuti, reflui ed emissioni).
- Indicatori di Performance Gestionale (MPI), i quali forniscono informazioni sulla capacità del management di incidere sulle performance delle attività aziendali rispetto all’ambiente. Possono concernere la strutturazione di una policy aziendale in materia, la conformità alle normative e la relazione con gli stakeholder.
- Indicatori di Performance Ambientale (ECI), che si concentrano sullo stato dell’ecosistema in cui agisce l’impresa e sono più rivolti all’esterno verso le comunità locali e gli stakeholder in generale. Il riferimento, ad esempio, è alle concentrazioni di agenti inquinanti nel suolo e nelle acque e ai danni potenziali causati da certi tipi di emissioni.
Impegnarsi a tutto tondo nella sostenibilità del business richiede anche la conoscenza delle indicazioni date dal Global Reporting Initiative (GRI), un ente internazionale senza scopo di lucro nato proprio con l’obiettivo di definire gli standard di rendicontazione delle performance sostenibili di organizzazioni di qualunque dimensione e settore.
Non a caso, l’elaborazione del bilancio di sostenibilità passa proprio per gli indicatori di sostenibilità e le metodologie elencate dal GRI, il quale prevede 6 diverse categorie per un totale di 70 KPI – Economia, Ambiente, Diritti Umani, Lavoratori e luogo di lavoro, Prodotto e non da ultimo Società. Oltre che per la redazione di un bilancio completo, le imprese hanno comunque la possibilità di selezionare singolarmente specifici standard GRI – o parti del loro contenuto – per rendicontare una determinata informazione, selezionando gli indicatori in relazione alla tematica da comunicare e alle proprie esigenze di disclosure.
Indicatori di sostenibilità, quali sono i principali
Considerando la pletora di metriche che consentono alle aziende di far emergere e rendere riconoscibile il proprio comportamento virtuoso, sia da un punto di vista quantitativo che qualitativo, andiamo più nel dettaglio con alcuni esempi di indicatori di sostenibilità.
- Water footprint. Anche noto come impronta idrica, si tratta di un indicatore che calcola il volume totale di risorse idriche necessarie a produrre una determinata quantità di beni e servizi.
- Carbon footprint. Si tratta di un indicatore estremamente utilizzato che stima la quantità di carbonio (normalmente espressa in tonnellate) emessa da una particolare attività, servizio o prodotto lungo l’intero ciclo di vita, a partire dall’estrazione delle materie prime fino allo smaltimento dei rifiuti.
- Bilancio di materia. Si tratta di uno dei principali KPI per la misurazione e il monitoraggio dell’efficienza dei processi di recupero e viene applicato alla maggior parte dei settori industriali, specialmente quelli manifatturieri. L’obiettivo è stimare il rapporto tra gli input e gli output di produzione.
- Iniziative di responsabilità sociale. Si tratta di un indicatore che mette in relazione le attività implementate a favore della comunità (iniziative di sensibilizzazione, informazione o PR istituzionali, ad esempio) e l’investimento totale in questo tipo di progetti.