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Materie prime critiche, cosa sono e perché cambiano la filiera​

Scritto da Circularity | 12.09.2023

Le materie prime critiche (anche note Critical Raw Materials o CRM) stanno diventando sempre più importanti per lo sviluppo economico e tecnologico mondiale: l'impiego di questi particolari materiali ha infatti un notevole impatto sulla filiera produttiva. 

Fondamentali in determinati mercati, sono oggi l’anello più rilevante e delicato di tante catene di approvvigionamento, che rischiano rallentamenti o il completo blocco in caso di loro scarsità o mancanza. Una debolezza che tante nazioni e realtà commerciali potrebbero pagare a caro prezzo in un prossimo futuro. 

Oggi per l'Europa e l'Italia le materie prime critiche rappresentano soprattutto una sfida - da vincere a ogni costo - tanto complessa e difficile quanto ricca di opportunità in ottica di economia circolare.


Cosa sono le materie prime critiche
 

Per materie prime critiche si intendono quei materiali, considerati fondamentali per lo sviluppo di molte attività industriali e produttive, dalle caratteristiche che li rendono difficili da reperire, costosi o suscettibili di fluttuazioni di mercato: si tratta prevalentemente di metalli, terre rare e minerali essenziali per il funzionamento delle filiere produttive e per la fabbricazione di beni di consumo, ma la cui disponibilità non è garantita a lungo termine. 

L’elenco delle materie prime critiche viene costantemente rivisto dalla Commissione Europea a oggi siamo arrivati a quota 30 dopo l’ultimo aggiornamento del 2020, grazie alla crescente diffusione di pratiche per la riduzione delle emissioni di gas serra e all’innovazione tecnologica che pervade il tessuto imprenditoriale italiano – due elementi che hanno spinto la domanda di materie prime critiche fino alle stelle.


Perché le materie prime critiche sono importanti
 

Numerosi prodotti di largo consumo e di uso quotidiano hanno componenti essenziali che necessitano di materie prime critiche per essere realizzati. Queste ultime risultano fondamentali per lo sviluppo di mercati come quello delle energie rinnovabili, della mobilità elettrica e delle tecnologie digitali: settori strategici e fondamentali per concretizzare la necessaria transizione ecologica ed energetica.  

Il tutto attraverso lo sviluppo di filiere industriali nazionali sempre più innovative ma bisognose di questi materiali per la produzione di motori elettrici, batterie, accumulatori, elettrolizzatori, turbine eoliche, chip e pannelli fotovoltaici. 

Questa massiccia e ampia domanda è destinata a crescere esponenzialmente negli anni a venire. Nell’ambito della e-mobility, per esempio, uno studio prevede che rispetto a oggi la richiesta di Litio nel 2050 potrebbe aumentare quasi del 3.000% in uno scenario dove il 40% dei mezzi è elettrico, del 7.500% circa in uno scenario dominato al 100% da mezzi elettrici. In quest’ultimo caso, la sua domanda annuale si impennerebbe da 747 tonnellate a 2,2 milioni di tonnellate. Altri elementi come cobalto e manganese registrerebbero crescite simili così come il nichel, il cui fabbisogno salirebbe a più di 5 milioni di tonnellate.


Materie prime critiche, cosa cambia nella supply chain
 

Alla luce della scarsità di materie prime critiche è quantomai essenziale predisporre strategie di approvvigionamento e piani alternativi per garantire la continuità produttiva in azienda. 

Tuttavia, non è propriamente semplice garantire scorte costanti e cospicue di questo tipo di materia alla propria supply chain, a causa soprattutto del numero limitato di fornitori mondiali. La maggior parte di questi preziosi elementi viene difatti importata per la quasi totalità da pochi Paesi extraeuropei, produttori spesso monopolisti o instabili dal punto di vista geopolitico. 

Di queste criticità sembrano finalmente essersi accorti sia la Commissione Europea, che nel settembre 2020 ha reso pubblico il suo “Piano di Azione per le materie prime critiche” e lanciato l’European Raw Material Alliance (ERMA), sia il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, che ha dato vita a gennaio 2021 a un "Tavolo Tecnico Materie Prime Critiche". 

La normativa ha fatto solo recentemente un passo in avanti con la presentazione del 16 marzo scorso del Critical Raw Material Act, una proposta di legge che promette di “garantire catene di approvvigionamento sicure e sostenibili per il futuro verde e digitale dell’Unione europea”. L’obiettivo principale della norma è facilitare il percorso verso una maggiore indipendenza da parte di questi materiali entro il 2030. Per quell’anno, difatti, almeno il 10% del consumo annuo dell’UE dovrà essere soddisfatto da estrazione interna, almeno il 40% dalla trasformazione e almeno il 15% dal riciclaggio. È stato proposto inoltre un tetto del 65% alla quantità di ciascuna materia prima che potrà provenire da un unico Paese terzo. 

La Commissione ha però ammesso che “l’UE non sarà mai autosufficiente nell’approvvigionamento di tali materie prime e continuerà a dipendere dalle importazioni”: sarà quindi necessario lavorare per diversificare l’offerta e individuare partner affidabili.


Materie prime critiche, il ruolo dell’economia circolare

Per garantire la solidità delle catene di approvvigionamento si dovrà necessariamente fare affidamento a un approccio circolare della gestione delle materie prime. Scrive la Commissione che “gli Stati membri dovranno adottare e attuare misure nazionali per migliorare la raccolta dei rifiuti ricchi di materie prime critiche e garantirne il riciclaggio in materie prime secondarie critiche”. 

Come? Soprattutto attraverso la promozione dei principi dell’economia circolare e il sostegno alla ricerca e sviluppo di nuove tecnologie per il riciclo efficiente di queste materie, a partire da quelle già presenti negli apparecchi elettrici/elettronici di fine uso, e che vadano a beneficio della filiera.   

Un approccio circolare contribuirebbe inoltre alla riduzione dell'impatto ambientale della produzione industriale, favorendo la transizione ecologica ed energetica. Un percorso che obbligherà molte aziende a cambiare il proprio modello di business, con la conseguente modifica degli impianti e dei mezzi utilizzati.