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Supply chain sostenibile: come funziona in 4 esempi

Scritto da Circularity | 28.09.2023

Creare una supply chain sostenibile è essenziale per contribuire all’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 di almeno il 55% entro il 2030, come fissato dal Green Deal europeo, ed è parte integrante dei più ampi obiettivi di sviluppo sostenibile (Sustainable Development Goals o SDGs) indicati dalle Nazioni Unite. Come definito dal report “State of Supply Chain” del MIT, una supply chain attenta ai criteri ESG coincide con la gestione degli impatti ambientali e sociali all’interno e tra le reti di fornitori, produttori, distributori e utenti finali – in linea con i già citati SDGs. Ma come realizzare, nel concreto, una supply chain sostenibile e catturarne tutti i vantaggi?


Che cos’è una supply chain sostenibile

Per definizione, una supply chain sostenibile coinvolge ogni anello della catena logistica, dall’estrazione delle materie prime all’utilizzo del prodotto fino alla fine del suo ciclo di vita, integrando appieno pratiche etiche e attente all’ecosistema nel business model aziendale. Per questo, prevede prodotti e servizi che incontrano i desideri dei clienti riducendo al minimo l’impatto ambientale e attuando politiche socialmente responsabili.

La ricerca condotta dal MIT definisce tutti gli elementi che contribuiscono a creare una filiera sostenibile quali:

  • benessere e sicurezza dei lavoratori;
  • risparmio energetico e uso di fonti rinnovabili;
  • tutela dei diritti umani e impatto sulle comunità locali;
  • mitigazione degli effetti climatici;
  • compensi equi;
  • attenzione a diversità e inclusione;
  • gestione dell’End-Of-Life del prodotto;
  • circolarità della supply chain.

 

Supply chain sostenibile: tra benefici e strumenti da adottare

Realizzare una catena di fornitura attenta ai criteri ESG apporta vantaggi strategici e operativi per le imprese come:

  • riduzione dei costi delle materie prime;
  • maggior vantaggio competitivo;
  • minori rischi di interruzione della supply chain;
  • miglioramento della reputazione e dell’immagine di brand;
  • spinta all’innovazione e progresso in azienda;

 

Per questo, i tool a cui le organizzazioni ricorrono per la sostenibilità della supply chain sono legati al monitoraggio costante della stessa e all’adozione di strumenti di risk management. La gestione diventa infatti centralizzata e si traduce in prassi consolidate come l’attuazione di codici di condotta per tutti gli attori della filiera, la mappatura della catena logistica, la presenza di maggiori verifiche e controlli indipendenti dei fornitori e l’uso di tecnologie mirate per raccolta e analisi dei dati.


Supply chain sostenibile, 4 casi per capire come funziona
 

All’interno della strategia atta a implementare questo tipo di supply chain, il primo passo riguarda l’impiego di sistemi di valutazione dei fornitori. Lo fa, per esempio, Acea: dopo l’assessment iniziale, ciascun fornitore riceve una scorecard, ovvero una scheda di valutazione accompagnata dall’indicazione dei punti di forza e delle aree di miglioramento, per le quali viene condiviso un piano di azione per aumentare il rating.

Un altro caso di successo in Italia riguarda Tim. L’azienda valuta, per esempio, gli aspetti di sicurezza e tutela ambientale e i parametri di consumo energetico quando sceglie il fornitore in un contratto d'appalto per lavori di rete. Inoltre, Tim si affida a terze parti per condurre l’audit dei fornitori.

Una strategia a tutto tondo è quella di Leonardo. Il colosso della difesa, sicurezza e aerospazio coinvolge i fornitori in iniziative e modelli di gestione (come il programma LEAP) focalizzati su elementi chiave come la trasformazione digitale, la sicurezza cyber e la responsabilità sociale e ambientale, organizzando in parallelo specifiche attività di formazione. Impone, inoltre, il rispetto dei principi etici e di responsabilità sociale e la conformità con i requisiti di carattere economico-finanziario, etico-legale e in materia di anticorruzione. La valutazione e classificazione dei fornitori viene infine condotta per tutta la durata del rapporto di fornitura.

Infine, Mercedes-Benz è l’ultimo caso di successo con una best practice che ha fatto scuola. Il colosso tedesco ha infatti elaborato un pacchetto di misure lungo l’intera catena del valore per abbattere il più possibile il consumo di energia nella fase di approvvigionamento e costruzione delle auto elettriche e delle sue componenti raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2039. La metà dei fornitori dell’azienda ha firmato una “Ambition Letter of Intent” impegnandosi a procurare solo componenti a impatto zero nei prossimi anni. Al tempo stesso il gruppo ha istituito un sistema di tracking per misurare l’effettiva attuazione degli impegni e la riduzione dell’impatto ambientale della supply chain.

Creare una strategia a lungo termine per rendere sostenibile ogni attore, processo e materiale nella supply chain è, ovviamente, il metodo più efficace per arrivare a una logistica davvero responsabile. Ma si può anche procedere per gradi, iniziando col sottoporre ad audit fornitori e subfornitori, abbracciando i principi dell’eco-design, acquistando energia da fonti rinnovabili e scegliendo, per le consegne, processi e partner logistici che limitano l’impronta di carbonio.

Fonti citate: