Tracciabilità di filiera: come valorizzare la gestione rifiuti
La tracciabilità di filiera nel settore rifiuti è un approccio rivoluzionario in grado di ridisegnare completamente la gestione dei materiali di scarto. Definita dal Laboratorio Ref - il think tank istituito per rilanciare il dibattito sul futuro dei servizi pubblici locali - come “la precondizione per poter parlare in maniera innovativa di qualsiasi altro aspetto legato alla gestione dei rifiuti”, una filiera ben tracciata prevede il totale controllo e monitoraggio del percorso degli scarti, dall’origine alla fine.
Misurazioni e pesature possono infatti consentire di quantificare in modo puntuale tutti i flussi, mettendo in luce contraddizioni, punti di forza e criticità, fino ai possibili rischi. Nonostante le ampie potenzialità, tuttavia, quello della tracciabilità di filiera è un terreno ancora poco esplorato.
Ne consegue che, al momento, non esiste ancora uno standard condiviso e accettato da tutti gli operatori. E se questo - chiarisce ancora il Laboratorio Ref - “ha fornito un vero e proprio alibi a molti territori, giustificando lo stretto indispensabile per evitare il tema della dotazione impiantistica necessaria a chiudere il ciclo”, resta comunque vero che l’efficacia delle esperienze attuate è invece pienamente confermata.
La forza della tracciabilità di filiera: i benefici chiave
Ma perché è così importante implementare un sistema di tracciabilità di filiera nella gestione rifiuti? La forza del nuovo paradigma risiede soprattutto nel profondo cambio di mindset, ovvero dall’enfasi sulle performance di raccolta alla valorizzazione dei risultati circolari finali, attraverso la misurazione del ciclo di vita dei singoli processi.
Un sistema del genere, difatti, è in grado di valutare l’efficacia delle attività di economia circolare attraverso:
- il monitoraggio e rendicontazione di tutti i passaggi, dalla raccolta fino alla destinazione intermedia e finale dei singoli materiali, per singolo codice EER;
- la verifica e la certificazione della qualità dei materiali durante tutto l’iter;
- l’indicazione dei parametri e le misurazioni puntuali sulla reale recuperabilità dei materiali;
- la capacità di reporting sull’effettivo recuperodei singoli materiali e delle frazioni diventate sovvalli;
- l’attuazione di criteri oggettivi di trasparenza e rendicontazionea beneficio degli stakeholder;
- la restituzione dell’esatto bilancio energetico, con capacità di misurazione dell’impronta ecologica dell’intero sistema di gestione.
Tracciabilità di filiera: perché puntare alla circolarità
In linea con le indicazioni europee in materia, la tracciabilità dei rifiuti consente quindi di sviluppare una filiera produttiva circolare dei prodotti immessi a consumo, una volta raggiunto il loro fine vita.
Nel concreto, ogni passaggio di selezione, trattamento, recupero, riciclaggio o smaltimento dei materiali viene censito e monitorato attraverso la documentazione prevista dalla legge e definita all’interno del disciplinare prodotto in accordo con tutti gli attori della filiera.
A generare valore è, in particolare, la capacità di individuare e mappare le diverse unità funzionali che compongono le filiere, evidenziando le concatenazioni dei flussi di materia e di energia esistenti. In questo modo, gli operatori possono disporre di tutte le informazioni utili per migliorare le performance di gestione rifiuti, intercettando i punti in cui il ciclo degli scarti funziona (ed è economicamente efficiente) e dove, invece, lo è meno.
Assume così particolare rilievo il concetto di simbiosi industriale, ovvero la relazione tra scarti di produzione e attività che utilizzano sottoprodotti e materie prime seconde derivate dal trattamento. Il monitoraggio dei flussi consente infatti di integrarli nel modo più efficiente possibile con i segmenti produttivi che li utilizzano.
Tracciabilità di filiera: il ruolo del consulente
Ma come attuare un sistema di tracciabilità di filiera in grado di valorizzare l’End-Of-Life dei prodotti? La carta vincente è un consulente tecnico e strategico, in grado di definire e attuare un percorso di gestione del ciclo di fine vita che copra tutte le possibili esigenze e criticità. Ad esempio, un supporto consulenziale di valore prevedrebbe:
- l’analisi preliminare del contesto normativo di riferimento e degli aspetti operativi, ambientali ed economici;
- l’individuazione dei migliori scenari di raccolta, recupero e riciclo dei materiali a fine vita;
- l’ideazione di un progetto pilotaper le best practice individuate.;
- supporto nella redazione e presentazione di progetti di innovazione a livello nazionale ed europeo.
In questo quadro, fondamentale è infine la disponibilità di un’ampia rete di partner privati e istituzionali in grado di favorire il percorso di valorizzazione più in linea con le esigenze individuate.