Circularity Blog

Il blog di Circularity

Economia Circolare in azienda: il vademecum per orientarsi​

 

Cos’è l’Economia Circolare 

 

Materiali e prodotti non devono necessariamente affrontare l’ineluttabile destino del “fine vita”: oggi esiste l’alternativa di una “seconda nascita” all’interno del sistema economico, come frutto di un approccio fatto di riciclo, rigenerazione e ripristino. È questa la rivoluzionaria idea che sta alla base dell’Economia Circolare, ovvero un modello di produzione e consumo capace di rigenerarsi autonomamente e di eliminare gli sprechi, estendendo il ciclo di vita dei prodotti.

Definito dal World Economic Forum come “intenzionalmente e progettualmente rigenerativo”, il paradigma dell’Economia Circolare si pone in antitesi all’Economia Lineare, ovvero il modello-pilastro dello sviluppo industriale e del sistema consumistico: tradizionalmente, infatti, le risorse naturali vengono raccolte e trasformate in prodotti, a loro volta smaltiti principalmente in discariche, alla fine del loro ciclo di vita. Nell’Economia Circolare, invece, si cerca un equilibrio tra processi produttivi ed esigenze ambientali del pianeta.

L’Economia Circolare contribuisce così a promuovere l’eco-sostenibilità anche a livello di sviluppo economico, accompagnando le imprese nel loro percorso di riduzione della Carbon Footprint: l’implementazione di best practice su questo fronte consente infatti alle aziende di abbattere drasticamente le proprie emissioni di gas a effetto serra, avvicinandosi sempre più all’obiettivo della Carbon Neutrality.

I dati parlano chiaro. Secondo il Circular Economy Report, nel 2022 il 57% delle imprese italiane ha adottato almeno una pratica di Economia Circolare (nel 2021 la percentuale si era fermata al 44%). I benefici registrati sono sia di tipo economico (14,4 miliardi di euro in risparmi messi a bilancio) sia di tipo ambientale (riduzione pari a 1,9 MtCO2 di emissioni rispetto all’anno precedente). Protagonisti su questo fronte sono i comparti Food&Beverage e Fashion, con una percentuale di aziende che ha adottato almeno una pratica di Economia Circolare ha superato quota 80%.

Circularity-EconomyReport2022

I 5 pilastri dell’Economia Circolare

 

Per portare l’Economia Circolare in azienda serve conoscere i 5 pilastri alla base dell’approccio: quando correttamente implementati, consentono di raggiungere vantaggi strategici importanti sul lungo periodo. Andiamo più nel dettaglio.

Circular_Economy

Dall’Economia Circolare alla Neutralità Carbonica 

 

Il raggiungimento della Neutralità Carbonica, ovvero la condizione di equilibrio tra l’emissione di gas a effetto serra e la loro rimozione o riduzione nell’atmosfera, può essere favorito dall’introduzione dell’Economia Circolare all’interno del modello di business.

Questo è un concetto valido sia a livello internazionale che quando si parla di imprese: anche la singola azienda può infatti intraprendere un percorso per diventare Carbon Neutral, ad esempio attraverso politiche di compensazione, tecnologie a basse emissioni di carbonio, l’uso di fonti di energia rinnovabile e l’implementazione di buone pratiche di efficienza energetica.

Secondo l’Europarlamento, “oggi la produzione dei materiali che utilizziamo ogni giorno è responsabile del 45% delle emissioni di CO₂”, ma grazie a misure come prevenzione dei rifiuti, ecodesign e riutilizzo di materie prime e prodotti, “le imprese europee otterrebbero un risparmio e ridurrebbero nel contempo le emissioni totali annue di gas serra”.

Continua a leggere qui

Inizia oggi il tuo percorso verso la Carbon Neutrality

Misura il grado di Circolarità della tua azienda

 

Scopri come funziona il Circularity Assessment

 

Vantaggi dell’implementazione dell’Economia Circolare in azienda 

 

L’implementazione dei paradigmi di Economia Circolare in azienda consente di ottenere benefici strategici ad alto valore aggiunto, che diventano un’importante leva di crescita sostenibile non solo per il business.

Curcular_economy_img

Strategie per avviare un percorso di Economia Circolare in azienda

 

L’avvio di un percorso di Economia Circolare si inquadra nell’adozione di un più ampio approccio strategico alla sostenibilità, allo scopo di integrare progressivamente le tematiche ESG nel Business Model e generare valore. Questo prevede un iter che, dall’analisi progettuale alla definizione delle opportunità di riciclo, arriva a definire il completo re-design dei processi.

1.Analisi dei processi.

 Anzitutto si parte dalla disamina della gestione attuale del rifiuto in azienda, individuandone modalità, caratteristiche e criticità allo scopo di ottimizzarne i flussi attraverso logiche di circolarità.

2.Identificazione delle opportunità.

In seguito, sulla base dell’analisi iniziale, vengono identificate soluzioni innovative per riutilizzare o riciclare gli scarti, valutando anche le opportunità di riduzione dei costi.

3.Pianificazione delle azioni da adottare. 

Si procede con la valutazione delle iniziative di Economia Circolare da integrare in azienda, individuando ad esempio nuove modalità di gestione degli scarti e definendo le possibilità di utilizzo di materie prime seconde nel proprio ciclo produttivo.

Il ruolo delle certificazioni ambientali 

 

L’impegno verso la sostenibilità e la circolarità può essere poi attestato da certificazioni ambientali rilasciate da un ente terzo accreditato. Ci sono due tipologie in tal senso.

  1. Certificazioni ambientali di prodotto. Sono focalizzate sul singolo bene, manufatto o servizio che viene analizzato nel complesso del suo ciclo di vita. La base è una famiglia di norme di riferimento emanate dall’International Standard Organization (ISO), ovvero le ISO14020.
  2. Certificazioni ambientali di processo. I principali sistemi di ecogestione presenti sul mercato sono la certificazione ISO14001, che definisce i requisiti di un Sistema di Gestione Ambientale (SGA), e sulla EMAS (Eco-Management and Audit Scheme), ovvero il modello di gestione e controllo ambientale.

Conosci le differenze? Leggile in questo articolo

Come valutare il grado di sostenibilità aziendale

 

Nell’avvio di un percorso verso la circolarità, è ideale valutare il grado di sostenibilità aziendale con un’analisi completa delle azioni intraprese in questo ambito, nonché dei rischi e delle opportunità connesse. Al centro di questa analisi, per garantirne la credibilità, devono naturalmente esserci parametri di misurazioni specifici e obiettivi.

La valutazione parte dalla raccolta ed elaborazione di tutte le informazioni relative alle tre aree di pertinenza ESG (Environment, Social, Governance).

1. Environment
 
Comprende dati relativi alle policy legate al rispetto dell’ecosistema, all’uso efficiente delle risorse, alle modalità di gestione dei rifiuti e del grado di circolarità e all’impatto di prodotti e servizi sull’ambiente.

2. Social

Comprende dati relativi alla salute e sicurezza dei dipendenti, alla diversità e inclusione sul posto di lavoro e all’impatto dell’attività di business sulla comunità locale.

3. Governance

Comprende dati relativi alla diversità e struttura del CdA, all’etica e integrità del business, alle policy di risk management e di remunerazione.

Sulla base di queste informazioni, terze parti esterne possono produrre valutazioni di rating ESG e certificare così la solidità aziendale dal punto di vista della sostenibilità.

Approfondisci il tema in questo articolo

Supply chain sostenibile: come selezionare i fornitori 

 

Infine, all’interno di una strategia che punti alla circolarità dei processi aziendali, non occorre dimenticare il ruolo dei fornitori. Norme di compliance e regolamenti impongono alle imprese la necessità di valutare non solo le proprie performance di sostenibilità, ma anche quella dei tutti i soggetti che fanno parte della catena di approvvigionamento.
 
La logica è quindi quella di una responsabilizzazione dell’azienda nei confronti dell’intera supply chain. Il processo di valutazione dei fornitori parte quindi dalla raccolta delle informazioni ESG precedentemente indicate, a cui si aggiungono anche le emissioni Scope 3.

Una volta elaborati i dati, l’organizzazione può procedere con la vera e propria valutazione ESG del fornitore: per raggiungere questo scopo, le opzioni sono l’analisi autonoma dei dati raccolti o il ricorso a un ESG Information Provider.

Leggi l’articolo completo

Trasforma la sostenibilità da obbligo a opportunità di business 

 

Approfondisci strumenti, strategie e casi d’uso nel White Paper dedicato.

 

Scarica subito il contenuto gratuito

Strategia di circolarità in pratica: il caso di successo La Molisana

 

Dall’autoproduzione di energia alla valorizzazione degli scarti, passando per la ricerca di nuovi ingredienti e un controllo qualità di livello superiore: approfondisci roadmap e risultati raggiunti da La Molisana con Circularity. 

 

Scarica subito il contenuto gratuito

Strumenti e best practice per la gestione dei rifiuti e dei materiali 

 

In che modo attuare una gestione circolare di rifiuti e materiali? Per promuovere un utilizzo più efficiente e consapevole delle risorse, riducendo la produzione di scarti e favorendone la rigenerazione, le imprese hanno a disposizione strumenti e best practice ad hoc, frutto anche della normativa prodotta dagli enti di riferimento a tutti i livelli.

Progetti di Economia Circolare possono ad esempio prevedere il potenziamento della raccolta differenziata o il conferimento puntuale dei materiali raccolti agli impianti di trattamento. Riciclo, riutilizzo e riduzione degli sprechi diventano le parole d’ordine di una nuova modalità gestionale degli scarti, in una logica che si fonda su 5 linee d’azione specifiche:

icon_process

IL RE-DESIGN DEI PROCESSI

icon_tech

L’INNOVAZIONE TECNOLOGICA

icon_products

LA RIPROGETTAZIONE DEI PRODOTTI

icon_flussi

LA REVISIONE DEI FLUSSI DI APPROVVIGIONAMENTO

icon_competenze

LO SVILUPPO DI NUOVE COMPETENZE

Su questi elementi si concentrano le 3 sfide principali per le imprese che intraprendono un percorso votato alla circolarità del business. 

Come valorizzare gli scarti di produzione in 3 step

 

Per gestire e valorizzare correttamente gli scarti di lavorazione serve un approccio strutturato che vada dall’analisi progettuale fino alla fase di riciclo, passando per la definizione di accordi commerciali mirati. In questa prospettiva, sono 3 i passi cruciali da compiere.

icona_src

Analisi della gestione rifiuti. 

Consiste nella valutazione delle modalità di gestione corrente del rifiuto in azienda, per arrivare ad indicare le azioni ambientali ed economiche da intraprendere in termini di circolarità.

icona_scarti

Recupero degli scarti. 

Consiste nell’individuazione delle soluzioni innovative di riutilizzo o riciclo, selezionando i partner commerciali – tra produttori, trasportatori e impianti di recupero – in grado di garantire la gestione più virtuosa dello specifico scarto industriale.

icona_impiego

Impiego di materie prime secondarie. 

Consiste nella valutazione del potenziale impiego di materiali riciclati (EoW) e sottoprodotti nel proprio ciclo produttivo in ottica di re-design dei processi.

 

Approfondisci gli step in questo articolo

Gestione rifiuti, come funziona la Responsabilità Estesa del Produttore 

 

L’Extended Producer Responsibility o Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) è un tassello cruciale nella gestione degli scarti: prevede infatti l’ampliamento della responsabilità del produttore del bene “oltre il perimetro produttivo”, obbligando chi produce, importa o immette un bene sul proprio territorio nazionale ad assumersi la responsabilità finanziaria o, congiuntamente, quella finanziaria e operativa del corretto fine vita del prodotto, una volta diventato rifiuto. 

Il produttore deve quindi rispondere anche della fase di post consumo del bene, ovvero di eventuali comportamenti illeciti del soggetto cui conferisce o trasferisce immediatamente il rifiuto: conoscere le norme vigenti è per questo il primo passo per evitare sanzioni pecuniarie. 

Compliance ESG: hai ancora dubbi?

 

Confrontati con un consulente Circularity

 

Prenota il tuo appuntamento gratuito

Il ruolo della tecnologia per gestire correttamente i rifiuti

 

L’innovazione tecnologica è essenziale per la corretta gestione dei rifiuti: disporre di dati aggiornati e trasformarli in insight strategici è il punto di partenza per ottimizzare l’intero processo in ottica ESG. 

La giusta piattaforma consente, ad esempio, di accedere alle informazioni sui partner più efficienti con cui l’azienda può entrare in contatto per il conferimento degli scarti, misurando al contempo l’impatto ambientale della potenziale scelta di collaborazione e attivando la tracciabilità di filiera del rifiuto: in questo modo, è possibile applicare davvero i principi di Economia Circolare e dar vita a un’operatività più sostenibile. 

Soluzioni tecnologiche avanzate possono infatti dare supporto e risolvere criticità, colmando quei gap che ancor oggi caratterizzano la gestione dei rifiuti in alcuni specifici comparti.

Continua a leggere qui

Come valorizzare gli scarti, ridurre l’impatto ambientale e generare nuove opportunità di business?

 

Scopri la Circularity Platform, la prima piattaforma georeferenziata che mette in contatto chi produce, trasporta e tratta i rifiuti.

 

Ecco come funziona la Circularity Platform

Indicatori di performance per valutare l’impatto dell’Economia Circolare in azienda 

 

In ogni percorso di Economia Circolare in azienda, gli indicatori di performance giocano un ruolo chiave per valutare il successo delle azioni intraprese e comunicarle efficacemente agli stakeholder principali. Secondo SDA Bocconi, i KPI di carattere ambientale sono suddivisibili in tre macrocategorie.

1. Indicatori di Performance Operativa (OPI). 

Riguardano input di produzione (materiali, energia e acqua), impianti, attrezzature, logistica e output (prodotti e servizi, rifiuti, reflui ed emissioni).

2. Indicatori di Performance Gestionale (MPI).  

Indicano la capacità del management di incidere sulle performance delle attività aziendali rispetto all’ambiente.

3. Indicatori di Performance Ambientale (ECI). 

Descrivono lo stato dell’ecosistema in cui agisce l’impresa.

Bilancio di sostenibilità, tutte le metriche da misurare e analizzare

 

Far leva sugli indicatori di performance più adeguati è basilare anche in sede di redazione del bilancio di sostenibilità. Questo documento, atto a specificare le iniziative intraprese per integrare con successo la sostenibilità nella strategia di business, è un alleato prezioso non solo per comprendere il proprio posizionamento nei confronti dei competitor, ma soprattutto per fotografare e rendicontare il proprio impegno ESG agli occhi dei portatori d’interesse. 

Chiamata anche rendicontazione di sostenibilità, questo report deve prendere in considerazione 15 parametri chiave che ricadono all’interno di 4 macrocategorie.

Environment

  • • Impatto ambientale, con i consumi di energia, acqua e materie prime
  • • Emissioni Scope 1 e 2
  • • Emissioni Scope 3 (supply chain)
  • • Gestione della catena di fornitura
  • Social

  • • Supporto alle comunità locali
  • • Responsabilità sui prodotti
  • • Diritti umani
  • Governance

  • • Management
  • • Risorse umane
  • • Diversity&Inclusion
  • Risk management, compliance e strategia

  • • Mappatura dei rischi ESG
  • • Presenza di un codice etico, del modello di organizzazione e controllo 231 e/o di procedure in materia di anticorruzione
  • • Integrazione nella strategia aziendale degli SDGs (Sustainable Development Goals)
  •  

    Dubbi sui 15 KPI? Approfondiscili in questo articolo

    Come valutare l’impronta ambientale di prodotti o servizi

     

    All’interno di un percorso di Economia Circolare, uno step chiave per il raggiungimento degli obiettivi prefissati consiste nella misurazione puntuale delle conseguenze ambientali relative a prodotti e processi: in questo contesto, l’analisi del ciclo di vita o Life Cycle Assessment (LCA) fornisce una valutazione tecnica che consente all’impresa di individuare l’impatto potenziale di un bene, servizio o attività con un approccio cradle-to-grave, ovvero dall’impiego delle materie prime fino alla fase di dismissione e riciclo. Questa metodologia di calcolo, regolamentata dalle norme ISO14040, si struttura in quattro fasi.

    1

    Definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione dell’analisi LCA

    2

    Raccolta ed elaborazione dei dati con il Life Cycle Inventory (LCI)

    3

    Valutazione del potenziale impatto ambientale correlato a input e output trasmetti

    4

    Definizione delle aree di miglioramento per mitigare gli impatti ambientali del processo produttivo.

     

    Scopri come funziona il Life Cycle Assessment in questo articolo

    Economia Circolare aziendale, il valore di un partner qualificato 

     

    Start up innovativa e società benefit, Circularity accompagna le aziende nel loro cammino verso la piena sostenibilità e circolarità. Oltre la consulenza di stampo tecnico e strategico, Circularity guida le imprese verso l’ottimizzazione e la riduzione del consumo di risorse, fornendo un supporto costante in tutte le tappe del percorso verso l’integrazione dei paradigmi dell’Economia Circolare nel proprio modello di business. 

    Grazie alla sua capacità nel ripensare le strategie aziendali con una prospettiva sostenibile, Circularity è al fianco delle imprese nel valorizzare gli scarti di produzione con un pacchetto di servizi integrati che comprende consulenza, informazione, certificazioni e formazione

    Vuoi saperne di più su Circolarità e Sostenibilità?

    Contattaci!