L’ESG non è più una moda del momento. Come mette in evidenza la ricerca “Corporate Social Investment e ESG” di Dynamo Academy e Sustainability Lab di SDA Bocconi, che ha analizzato la rendicontazione non finanziaria di 213 aziende italiane, ben il 59% delle imprese ha un Comitato ESG, un numero quintuplicato rispetto a pochi anni fa e in linea con il risultato globale. Il 44% mette a terra la propria strategia ESG e un action plan in materia di sostenibilità, mentre il 67% inserisce nel proprio piano di sostenibilità gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile.
Tuttavia, come procedere a un’appropriata valutazione ESG del business? In linea generale, bisogna passare per un’analisi completa delle azioni di sostenibilità di un’impresa, nonché dei rischi e delle opportunità connesse. Non sussiste, però, una sola modalità per arrivare a questo risultato: l’elemento chiave che accomuna le diverse tipologie di valutazione ESG è, senza dubbio, la misura.
In altre parole, non è possibile giudicare le politiche ambientali, sociali e di governance di un’organizzazione senza avere prima chiara la situazione di partenza – ad esempio relativamente alle emissioni di CO2 – e senza avere monitorato i progressi (e gli ostacoli) incontrati sino a quel momento.
Dunque, il primo passaggio di ogni valutazione ESG del business riguarda la raccolta e l’elaborazione di tutte le informazioni relative alle tre aree di pertinenza racchiuse nell’acronimo ESG. Nello specifico, dal punto di vista ambientale (Environment) troviamo dati riguardanti:
Secondo l’aspetto sociale (Social) è possibile recuperare dati relativi a:
Infine, per la governance aziendale, è ideale analizzare le informazioni relative a:
Per rendere realmente fruibili i dati raccolti, occorre valutarli e confrontarli con appositi indicatori specifici, spesso sviluppati da terze parti e organismi indipendenti. Soltanto in questo modo, sarà possibile ottenere una valutazione completa e accurata delle performance ESG dell’azienda.
La valutazione ESG aziendale può ricadere in due macrocategorie, a seconda dell’impiego di metriche precise o di standard nazionali e internazionali. Nel primo caso, è ideale utilizzare strumenti di misurazione che determinano le prestazioni ambientali, sociali e di governance dell’azienda: ad esempio, si possono impiegare degli indicatori che misurano le emissioni di gas climalteranti per controllare quando impatta l’impresa sull’ambiente.
Nel secondo caso, la valutazione ESG fa leva su standard riconosciuti che consentono di confrontare le proprie performance con quelle di riferimento: ad esempio, il Global Reporting Initiative (GRI) è lo standard maggiormente utilizzato per la rendicontazione di sostenibilità.
L’analisi a 360 gradi di diverse tipologie di indicatori ESG consente a terze parti esterne di produrre una valutazione di tipo qualitativa, che si basa sulla disamina delle politiche, dei processi e delle pratiche di sostenibilità messe in atto, prendendo in esame anche rischi e opportunità. Il caso classico è quello del rating ESG (o rating di sostenibilità), il quale esprime un giudizio sintetico che certifica la solidità di un emittente, di un titolo o di un fondo dal punto di vista dell’impegno in ambito ambientale, sociale e di governance.
Inoltre, alcune valutazioni qualitative ESG sono fondate sul principio della comparazione: ogni azienda viene analizzata e inserita in apposite classifiche nazionali e internazionali a seconda delle proprie politiche di sostenibilità. Ad esempio, il Corporate Knights Global 100 è una selezione annuale delle aziende più sostenibili al mondo e analizza la loro reputazione ESG secondo criteri precisi. Queste misurazioni permettono agli investitori di valutare la posizione di un business in relazione agli altri e di identificare le aree in cui si dovrebbe maggiormente intervenire per ottenere dei miglioramenti tangibili.
Infine, l’aspetto fondamentale di un qualsiasi valutazione ESG è l’integrazione: è cruciale che i criteri di sostenibilità vengano inseriti nelle valutazioni finanziarie aziendali, così da incidere realmente sulle strategie e politiche messe a terra, rendendo chiaro a investitori e stakeholder se si stia creando o meno valore a lungo termine.
Fonti citate: